giovedì 15 marzo 2012

I figli dei fiori


Il movimento degli hippy, si sviluppò nel corso degli anni Sessanta in America come corrente della cultura undergroup. Questo movimento era contrario al consumismo, alle tendenze imperialistiche della politica statunitense, alle discriminazioni razziali e al conformismo che la societa industriale imponeva a seguire. Gli hippy rifiutavano perciò la loro società, accusata di appiattire l'uomo, dequalificare l'intellettuale e di mercificare tutto, compresa l'arte e il pensiero.
In America si è affermata invece, fra la metà degli anni 50 e 60, la "beat generations", concentrandosi maggiormente a San Francisco e a New York. I giovani della beat generation non si riconoscono in questo tipo di società esprimendo così il loro rifiuto mediante la ribellione manifestata attraverso la libertà sessuale, la rinunza, la voglia di una vita sfrenata e senza regole ecc. Essi infatti ritengono che solo rifiutando in gruppo la civiltà moderna sia possibile salvare l'uomo come essere umano, sostenendo cos' un totale e consapevole estraneamento dalla società.
A differenza di ciò che accadde nelle avanguardie storiche, alla beat generation mancava quello spirito avversivo (presente invece nelle avanguardie), e quindi non c'era la volontà ideologica di cambiare la società, ma solo il distacco e la fuga dei modello societari.
I beatnik come essi amavano definirsi, erano pacifisti, a loro non interessava il denaro, amavano la musica jazz e facevano ampio uso di droghe.
Tutti questi atteggiamenti trovano piena espressione nel termine beat, che in inglese significa "battutto" e al tempo stesso di "beato". Volendo così esprimere da un lato il rifiuto volontario di una società, nei confronti della quale ci si sente necessariamente sconfitti, e dall'altro la felicità che da questo atteggiamento ne deriva.


 


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