giovedì 15 marzo 2012

La "Beat generation"


 


Dalla fine della seconda guerra mondiale agli anni 60' la cultura è stata fortemente influenzata da fenomeni di costume che ne hanno caratterizzato le svolte nei vari settori, dal letterario, al musicale, al figurativo, al teatrale. Alla base di questi fenomeni possiamo individuare una tendenza generale:la contestazione.
La cultura della contestazione ha interessato soprattutto il mondo giovanile, manifestandosi sia in America sia in Europa con atteggiamenti ribellistici, provocatori, anticonformistici e trasgressivi. All'origine della rabbia giovanile stava la contestazione del sistema borghese capitalistico, l'ansia per un futuro su cui pesava il pericolo di una guerra atomica e il violento scontro generazionale. Essi rifiutavano la loro società, accusata di appiattire l'uomo, dequalificare l'intellettuale e mercificare tutto, anche l'arte e il pensiero.
Un fenomeno europeo di protesta giovanile è stato quello dei"giovani arrabbiati" (Angry Young Men). Nasceva nel 1957 in Inghilterra ed era animato da uno spirito trasgressivo nei confronti della morale tradizionale e del conservatorismo della società inglese. Attraverso la drammaturgia e la narrativa, questi giovani aggredivano il reale, presentandolo nella sua forma più bassa e frustrante usando un linguaggio basato sullo slang, in altre parole termini gergali e dialettali.
Un similare fenomeno di protesta socio-esistenziale, è stato quello della "beat generation", sviluppatosi in America fra la metà degli anni 50' e 60', con forti concentrazioni a San Francisco e a New York; in esso interagiscono fattori psicologici, di costume e di moda, e prese di posizione morali, intellettuali ed artistiche.
La società americana, di questo periodo, è percorsa da mille contraddizioni che finiscono per bloccarla in un immobilismo senza avvenire e senza speranza. Infatti, per un verso gli USA, che hanno combattuto in difesa della democrazia contro le barbarie naziste, sono considerati da molti il simbolo dalla libertà e della giustizia; dall'altro vivono sotto l'incubo della Guerra fredda, costantemente minacciati dal rischio di un conflitto nucleare. Inoltre, la paura del comunismo, scatena una vera e propria persecuzione nei confronti di tutti coloro, in particolare intellettuali e artisti, che hanno manifestato o manifestano simpatie per la sinistra (la cosiddetta "caccia alle streghe" orchestrata dal senatore Mc Carthy). Tutto ciò crea un clima pesante, che fa vacillare l'immagine del paese, da sempre considerato la culla della libertà. Sul piano dei costumi, per un verso si assiste al dilagare del consumismo, nel quale sembra essersi incarnata la promessa di felicità, garantita dal primo articolo dalla Costituzione, per altro persistono modelli di vita conformistici che bandiscono, come attività pericolose e immorali, il ballo, le relazioni sessuali e le corse in motocicletta.
I giovani della beat generation non si riconoscono in questo tipo di società ed esprimono il loro rifiuto con un atteggiamento nel quale confluiscono spinte diverse: ribellione, manifestata attraverso la scelta di un'esistenza vagabonda sulle strade e sui treni d'America e attraverso la libertà sessuale, rinunzia, voglia di una vita sfrenata e senza regole, esigenza d'autenticità e onestà in qualsiasi tipo di rapporto, vita comunitaria ecc. Essi, infatti, ritengono che solo rifiutando in blocco la civiltà moderna sia possibile salvare l'uomo com'essere umano; scaturisce da qui quella che essi chiamano "disaffiliazione", in altre parole un totale e consapevole estraneamento dalla società. Si tratta di un atteggiamento volutamente passivo, che non si propone di abbattere le istituzioni per stabilirne altre più consone alle esigenze dell'uomo, ma contrappone, alla falsità della società borghese, la chiusura in un proprio mondo solitario, del quale fanno parte solo coloro che condividono gli stessi ideali. Ciò significa che mancava alla beat generation quello spirito eversivo proprio delle avanguardie storiche. Dietro i loro atteggiamenti provocatori, non c'era la volontà ideologica di cambiare il sociale, ma solo il distacco e la fuga dai modelli societari. A tutto ciò essi reagivano con "l'assenza, " una particolare categoria dello spirito, in cui coesisteva la fuga, il viaggio e il nomadismo. I beatnik, come essi amavano definirsi, basavano inoltre la loro esistenza su una socialità e morale naturali, non regolate da leggi, e su un'assoluta onestà e franchezza; erano pacifisti, non avevano alcun interesse per il denaro, facevano uso di droghe e amavano la musica jazz. Tutti questi atteggiamenti, trovano proprio piena espressione nel termine beat, che ha in inglese il significato di "battuto" e al tempo stesso di "beato". Vuole, cioè, esprimere da un lato il rifiuto volontario di una società, nei confronti della quale ci si sente necessariamente sconfitti e dall'altro la felicità che da quest'atteggiamento ne deriva.


 




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